Area Archeologica di Aequum Tuticum di Ariano Irpino (AV)

Il sito dell’antica Aequum Tuticum (o Magnum), città di origine sannita, sorge in località Sant’Eulerio nel territorio di Ariano Irpino (AV), in posizione rilevata rispetto alla circostante valle del Miscano.

Si connota, probabilmente, come un vicus, termine che, nella civiltà romana, indica un aggregato, sia rurale sia urbano, di case e terreni che non aveva un'amministrazione civile al pari dei municipia o delle colonie romane.

Aequum Tuticum inizia svilupparsi in stretta correlazione ad alcune antiche strade consolari romane che collegavano da nord a sud il Sannio con la Campania, e da est ad ovest il versante tirrenico con quello adriatico, e che resero il luogo un importante snodo viario dell’Italia meridionale: la via Aemilia nel suo percorso da Aeclanum verso l’Apulia, la via Traiana che da Benevento conduceva a Brindisi, la via Herculea, in Abruzzo, che collegava Aufidena con Venusia e Grumentum, in Basilicata.

Di questa città ci parla anche Cicerone che, in una sua corrispondenza con Pomponio Attico (Ep. ad Atticum VI, I), scriveva proprio da Aequum Tuticum così dicendo: “sosta obbligata verso l’Apulia e città di elevata condizione sociale in quanto fornita di ogni comodità”.

Il toponimo è molto particolare e sembra alludere ad una sostanziale diglossia, almeno nella fase di nascita del borgo (Aequum, dal latino, pianura o campo aperto e Tuticum, in osco, ossia “pubblico” o “appartenente al popolo”).

Alcuni studiosi ritengono che il sito sia da identificare con Touxion (o Touticon), la leggendaria metropoli Sannita, anzi, addirittura la più importante, potente e fiorente città del Sannio, riportata in molti documenti storici e mai localizzata con precisione, fondata da Diomede, in fuga da Troia e sbarcato sulle coste del Gargano.

La fase più antica attestata dagli scavi è, però, riferibile all’età imperiale.

AEQUUM TUTICUM

L’emergenza più rappresentativa è costituita da un edificio termale databile al I sec. d.C., il cui ambiente centrale era decorato con un pavimento a mosaico con tessere bianche e nere, con motivo a pelte. Alla seconda metà del II sec d.C. si riferiscono una serie di ambienti disposti a schiera interpretabili probabilmente come horrea (magazzini) o tabernae (botteghe). Nella zona retrostante ad essi è emerso un grande ambiente rettangolare, verosimilmente pertinente a una villa con un pregevole pavimento musivo policromo, con un complesso motivo ornamentale geometrico. Il vicus presenta una continuità abitativa che si attesta almeno sino alla metà del IV sec. d.C., quando fu colpito dal terremoto del 346 d.C., a cui seguì una piccola ripresa dell’attività edilizia, documentata dall’ambiente mosaicato.

Successivamente, inizia a decadere con il susseguirsi delle invasioni barbariche e, intorno al VI-VII sec., la città scompare improvvisamente anche probabilmente a causa di altri forti e ricorrenti terremoti.

I pochi abitanti si raccolgono in un modesto casale che prende il nome di Casale Ianiensis che a partire dal 988 assume la denominazione di S. Eleuterio da una chiesa eretta in onore del santo, martire romano molto venerato a Roma nell’VIII sec. d.C.

L’insediamento di epoca medievale appare suddiviso in isolati raccolti intorno ad un cortile dotato di un pozzo. Tali ambienti inglobano e si sovrappongono alle strutture di età romana e tardo-antica, cambiandone l’orientamento. Dallo studio della ceramica medievale (invetriata, smaltata e graffita), si è potuto ipotizzare una presenza abitativa che va dal XIII fino al XIV secolo, quando il luogo è ancora una volta colpito da un evento sismico.

CONTATTI

Tel: +39 0825 824839

Mail: sabap-sa@cultura.gov.it