- 2020
Riuso e rigenerazione dei paesaggi culturali terrazzati in abbandono attraverso modelli di economia circolare
Costiera Amalfitana: Re Fiascone, il pomodoro ritrovato
A cura della dott.ssa Rosa Maria Vitola, in collaborazione con l'Associazione ACARBIO e l'arch. Antonia Gravagnuolo, ricercatrice, CNR IRISS.
Il progetto Re Fiascone è nato nel 2015 allo scopo di salvare dall’estinzione un’antica biodiversità locale, un pomodoro da conserva di eccellenza, attraverso una collaborazione tra i contadini custodi della Costiera amalfitana, ed in particolare della vallata di Tramonti, per dare supporto all’agricoltura del paesaggio terrazzato caratteristica di questa zona.
La Costiera amalfitana è un luogo ricco di storia e paesaggi unici nel suo genere. Ma la ricchezza di questi luoghi consiste anche nel suo immenso patrimonio di biodiversità che spesso rimane invisibile agli occhi di chi la visita. E’ in questo contesto che l’associazione ACARBIO si è adoperata sin dal 2009, nella promozione territoriale, nello sviluppo sostenibile e nelle tematiche ambientali, dedicando una particolare attenzione al recupero di tale biodiversità locale e delle produzioni agrarie a rischio di estinzione.
L’agricoltura e la necessità di terreni agrari disponibili è stato il motore dello sviluppo in Costiera amalfitana del paesaggio terrazzato e della manutenzione della sua infrastruttura. Negli ultimi decenni, invece, l’agricoltura in questi terreni marginali è diminuita, a causa dei costi troppo elevati e così, i terrazzamenti che richiedono un grande impegno di manutenzione, vengono abbandonati. Per salvaguardare il paesaggio, quindi, è necessario trovare nuove innovazioni per l’agricoltura. E’ questo lo spirito del progetto del pomodoro Fiascone anche conosciuto come Re Umberto, un antico ortaggio risalente al XIX secolo e che negli anni è andato scomparendo fino a diventare quasi introvabile.
Re Fiascone: Un Pomodoro Speciale
La storia di questo pomodoro racconta di come l’origine del suo nome sia un omaggio a Umberto I di Savoia, quando visitò Napoli nel 1878. Fu scelta questa varietà in quanto rappresentava l’eccellenza a quel tempo. Nel 1889 fu la volta della Regina Margherita, moglie di Umberto I, che in visita alla città di Napoli, venne omaggiata con la pizza Margherita, che rappresentava il tricolore italiano attraverso il verde del basilico, il bianco della mozzarella e il rosso del pomodoro che 11 anni prima fu dedicato al Re, suo sposo. Conosciuto localmente anche con il nome “Fiascone”, il pomodoro Re Umberto è anche famoso per aver dato origine al pomodoro San Marzano, in virtù di un incrocio con altre 2 varietà campane. Coltivato in Italia per oltre un secolo, con il tempo i semi vennero confusi e mischiati con altre varietà, causandone la cancellazione dal registro nazionale. Inoltre il diffondersi di nuove varietà ibride maggiormente adatte alla produzione industriale, lo rese sempre meno utilizzato. Alcuni contadini locali della Costiera amalfitana hanno però gelosamente custodito questo seme nel tempo, passandolo di generazione in generazione fino a donarlo all’Associazione ACARBIO, che si è prodigata ad avviare un progetto di valorizzazione e ridiffusione del seme a livello locale, grazie anche alla collaborazione con il Centro di Ricerca CREA-OF di Pontecagnano.
La Filiera Re Fiascone
Dal 2015, Acarbio ha avviato questo progetto di recupero partendo da un crowdfunding che ha supportato l’avvio di una produzione sperimentale tra i contadini custodi. Progetto pilota per la rinascita sia del Fiascone che dei terrazzamenti abbandonati. Ed è così che il pomodoro frutto del duro lavoro dei contadini locali, viene poi trasformato in conserve artigianali e valorizzato attraverso il mercato della ristorazione di qualità, delle gastronomie e dei singoli privati che apprezzano i prodotti tipici e caratteristici, legati strettamente alla tutela ambientale.
Il progetto Re Fiascone rappresenta l’avvio di un modello di sviluppo sostenibile per il territorio, che si propone di dare slancio all’economia locale, sostenendo i piccoli contadini custodi e allo stesso tempo salvaguardando il paesaggio terrazzato, intrecciandosi con altre realtà importanti come la Pizza di Tramonti che ha rafforzato ancora di più la sua riconoscibilità con l’utilizzo di un condimento a km0. Sia il pomodoro Re Fiascone sia la Pizza di Tramonti sono riconosciuti con il certificato DeCO del Comune di Tramonti.
Contemporaneamente il progetto rappresenta non solo un guadagno per il patrimonio culturale, agrario ed enogastronomico, ma – come visto a causa della emergenza Covid-19 - anche una opportunità per le filiere locali e per i contadini in questo momento della storia in cui l’importanza e il ruolo dei contadini locali e della produzione del cibo regionale viene riscoperto www.refiascone.it
Antonia Gravagnuolo, ricercatrice, CNR IRISS, con l’Associazione ACARBIO nell’ambito del progetto CLIC, progetto europeo di ricerca e innovazione Horizon 2020, nell’area di Salerno, città partner del progetto, con il coinvolgimento del Settore demoetnoantropologico e immateriale della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio di Salerno e Avellino e dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale – Mibact.
Galleria fotografica :
Riuso e rigenerazione dei paesaggi culturali terrazzati in abbandono attraverso modelli di economia circolare
Il progetto europeo di ricerca e innovazione Horizon 2020 CLIC Circular models Leveraging Investments in Cultural heritage adaptive reuse www.clicproject.eu ha come obiettivo lo sviluppo di nuovi modelli valutativi, gestionali, di governance, finanziamento e gestione per il riuso adattivo e la rigenerazione del patrimonio e paesaggio culturale, nella prospettiva dell’economia circolare e dell’applicazione del modello di città/territorio circolare circular city.
CLIC implementa operativamente la Raccomandazione UNESCO sul Paesaggio Storico Urbano sviluppando strumenti innovativi di coinvolgimento delle comunità, strumenti di conoscenza e pianificazione, legislativi e finanziari per il riuso adattivo e la rigenerazione del patrimonio e paesaggio culturale in abbandono e sottoutilizzo, all’interno di città e territori in costante e dinamica evoluzione.
La ricerca scientifica e l’innovazione del progetto CLIC sono orientate, oltre al riuso adattivo del patrimonio culturale urbano in disuso, anche al recupero dei paesaggi culturali in abbandono. Tra questi, i paesaggi terrazzati hanno un ruolo fondamentale poiché sono rappresentativi delle sfide, così come delle opportunità, della rigenerazione e valorizzazione del paesaggio, parte integrante dell’identità personale e collettiva e specchio delle condizioni ambientali, e dunque elemento chiave per la salute e il benessere delle comunità.
Nell’ambito del progetto CLIC sono stati sviluppati studi su modelli circolari rigenerativi per il recupero dei paesaggi culturali terrazzati, ed è in corso la raccolta e catalogazione di buone pratiche, alcune delle quali già pubblicate sulla piattaforma dedicata del progetto www.clicplatform.eu.
Nell’area di Salerno, città partner del progetto CLIC, la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio di Salerno e Avellino è coinvolta nel progetto CLIC con il contributo specifico del Settore demoetnoantropologico e Immateriale e dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale – Mibact, con riferimento in particolare al recupero delle tecniche tradizionali di costruzione in pietra a secco, incluse nella lista del Patrimonio Mondiale Immateriale UNESCO.
Di seguito un approfondimento sul lavoro in corso che vede coinvolta l’area della Costiera Amalfitana, sito UNESCO dal 1997 in funzione dell’unicità del suo paesaggio culturale.
Il paesaggio terrazzato della Costiera Amalfitana tra bellezza e abbandono
I paesaggi terrazzati sono una particolare tipologia di paesaggio culturale, risultato della storica interrelazione tra uomo e natura, anche definiti come ‘paesaggi rurali storici’ per la loro vocazione produttiva. Paesaggi terrazzati sono presenti in ogni continente con una varietà di tecniche e materiali costruttivi: dall’appennino e arco alpino italiano, alla Francia, Spagna, al Perù, alla Cina, all’Africa… i sistemi terrazzati hanno contribuito da sempre alla sopravvivenza delle popolazioni locali insediate sui versanti, permettendo la coltivazione di terreni altrimenti inaccessibili. Diversi di questi paesaggi sono già inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Tra questi, la Costiera Amalfitana è uno dei più suggestivi, con i suoi terrazzamenti incastonati sui versanti costieri, che creano scorci panoramici indimenticabili.
Il valore sociale complesso dei paesaggi terrazzati
La bellezza dei paesaggi terrazzati deriva dalla spettacolarità dell’opera secolare dell’uomo completamente integrata con quella della natura, marcando le linee ideali di livello dei versanti con i caratteristici muri in pietra a secco, attraverso pendenze che fanno spesso parlare di agricoltura ‘eroica’. Le comunità insediate in questi luoghi hanno valorizzato le risorse più semplici, ma essenziali per la vita in territori impervi: terra, pietra, acqua, sole. Attraverso un uso sapiente di materia ed energia della natura, generazioni di abitanti con capacità di artigiani e coltivatori hanno costruito e mantenuto in vita un complesso sistema territoriale e relazionale, che si regge non solo sulla produzione agricola – molto spesso ad uso esclusivamente personale e familiare – ma soprattutto su un ‘patto’ di mutuo supporto e collaborazione che vede coinvolta l’intera popolazione residente per la ‘cura’ di un’opera imponente e corale come il paesaggio. Si tratta di un sistema di cura e manutenzione continua del dettaglio: della porzione di muro franata, della pulizia del bosco, degli alvei di fiumi e torrenti, regimentazione e raccolta delle acque piovane attraverso canali e cisterne che diventano sistema ‘linfatico’ del territorio. Attenzione e osservazione quotidiana di ognuno, occhio vigile dell’abitante che individua un dissesto e lo ripara chiamando a raccolta i vicini, nell’interesse di tutti.
Questo sistema di relazioni e conoscenze espresso in maniera tangibile nei paesaggi terrazzati si trova oggi ad alto rischio di scomparsa irreversibile, a causa dell’abbandono progressivo delle attività agricole e di manutenzione del territorio tradizionali a favore di attività economiche indifferenti alla cura del paesaggio, della salute dell’uomo e degli ecosistemi, come il turismo di massa e l’agricoltura industriale. Anche per questa ragione, nel 2018 l’UNESCO ha incluso l’arte della costruzione in pietra a secco nella lista del Patrimonio Mondiale immateriale, promuovendo il recupero delle conoscenze artigiane capaci di usare sapientemente la pietra locale per costruire muri e manufatti con un orizzonte di vita almeno centenario.
La funzione primaria dei terrazzamenti è quella agricola, ma i sistemi terrazzati contribuiscono a stabilizzare i terreni in pendenza e quindi alla difesa dal dissesto idrogeologico. La costruzione in pietra a secco permette alle acque meteoriche di filtrare attraverso il terreno e la pietra, rallentando la velocità di scorrimento superficiale delle acque e mantenendo la giusta umidità nei terreni, migliorandone la fertilità. Al contrario delle strutture murarie in calcestruzzo armato, erroneamente utilizzate per ripristinare i muri dissestati, la costruzione in pietra a secco evita che l’acqua venga ‘bloccata’ dietro il muro causando forti pressioni sulle superfici murarie e quindi provocando frane e dissesti periodici. Inoltre, i muri in pietra a secco rappresentano un habitat ideale per specie animali e vegetali e contribuiscono alla biodiversità dei paesaggi in cui sono inseriti. Infine, i muri e le altre costruzioni in pietra a secco sono un patrimonio di energia, incorporata nei manufatti stessi come risultato di un processo di estrazione, trasporto, lavorazione e messa in opera di materiali che dal punto di vista ambientale assume un valore spesso sottostimato. Confrontato con un nuovo manufatto in calcestruzzo armato, il muro in pietra a secco presenta vantaggi ambientali durante l’intero ciclo di vita, permettendo di risparmiare energia ed evitare inutili emissioni di gas climalteranti, oltre ad essere estremamente più longevo se opportunamente manutenuto.
Le iniziative per la conservazione dei paesaggi terrazzati
Per il recupero dei paesaggi terrazzati e il riconoscimento del valore storico, culturale, economico, sociale, ambientale e identitario, si è costituita la International Terraced Landscape Alliance (ITLA) che vede in Italia uno dei comitati nazionali più attivi, recentemente costituito in Associazione di Promozione Sociale www.paesaggiterrazzati.it. Dal 2010 si sono tenuti già quattro incontri mondiali che hanno visto coinvolti coltivatori, ricercatori, amministratori pubblici, studenti e attivisti riunitisi prima in Cina, poi in Perù 2014, in Italia 2016 e in Spagna 2019, e prossimamente si riuniranno in Buthan 2022 per riflettere sui cambiamenti in corso e sulle iniziative più interessanti per il recupero e la conservazione dei paesaggi terrazzati come valida scelta per il futuro e non solo a scopi ‘museali’ come testimonianza del passato. Infatti, in linea con la profonda revisione degli approcci alla conservazione del patrimonio culturale e paesaggistico avviata già con le riflessioni sulla ‘conservazione integrata’ e più tardi con la Convenzione Europea del Paesaggio 2000, la Raccomandazione UNESCO sul Paesaggio Storico Urbano 2011 e l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018, il patrimonio del passato rappresenta una risorsa fondamentale per lo sviluppo sostenibile dei territori, continuamente rigenerabile e ‘adattabile’ a nuove funzioni e usi, pur mantenendo intatta l’integrità e l’autenticità dei luoghi e delle conoscenze tramandate.
Così nascono esperienze di rigenerazione di terrazzamenti in abbandono in Costiera Amalfitana attraverso il recupero contestuale delle antiche sementi del pomodoro Re Fiascone, con il supporto di una micro-comunità attivata attraverso il crowdfunding. Ancora, l’adozione di terreni terrazzati abbandonati con il progetto Adotta un terrazzamento nella Valbrenta, che ha visto coinvolte più di 500 persone in dieci anni e conta attualmente circa 40 proprietari che hanno deciso di mettere a disposizione i loro terreni per favorire attività di riuso, creando anche un percorso artistico nei sentieri che attraversano i terrazzamenti chiamato in maniera evocativa Coltiva l’Arte. Eppure, non è sempre facile recuperare aree ormai coperte di rovi e con muri in buona parte franati, soprattutto dove mancano le competenze. In Costiera Amalfitana, gli artigiani ancora in grado di ricostruire adeguatamente un muro in pietra a secco si contano sulle dita di una mano. Il sistema normativo e urbanistico non aiuta, essendo pensato principalmente per le aree urbane: se crolla un muro, l’intervento di ripristino è soggetto a processi di autorizzazione spesso lunghi e più costosi dello stesso lavoro di recupero. Anche per questa ragione, ITLA Italia promuove la costituzione di una Scuola di Costruzione in Pietra a Secco con certificazione degli artigiani e delle imprese, che possa costituire una rete di maestranze competenti a cui affidare il recupero, specialmente in casi di urgenza.
Durante il difficile periodo di isolamento causato dalla pandemia globale del Covid-19, e il conseguente crollo dell’economia del turismo - che nonostante le misure di emergenza faticherà a tornare ai livelli di redditività precedenti alla crisi, si apre una prospettiva del tutto nuova anche per il paesaggio terrazzato della Costiera Amalfitana. Costretti a ridurre tempi e spazi degli spostamenti quotidiani, molti stanno già tornando a prendersi cura di piccoli orti e appezzamenti di terreno. La prossimità alla natura e la vista della costa che ha fatto ‘innamorare’ scrittori e poeti rende meno rigido l’isolamento, condiviso con familiari e piccole comunità di vicinato. Nuovi usi creativi e produttivi, nuove modalità di produzione-consumo che ri-localizzano l’abitare pur mantenendo la ‘connessione’ con l’umanità stanno emergendo, con la potenzialità di diventare modelli permanenti e rigenerativi nel post-pandemia. Per più di un secolo abbiamo guardato ‘fuori’ grazie alle possibilità offerte dalla tecnologia e dall’economia globale, ora sembra che sia il tempo di guardare ‘dentro’ i nostri territori per ritrovare senso, prossimità e comunità.